Un commerciante 65enne è sopravvissuto due giorni con un dardo conficcato nel capo: lo hanno trovato ancora vigile i Carabinieri. Ecco cosa si sa
ANCONA – Hanno trovato un uomo disteso sul letto, vivo, vigile, con una freccia conficcata nella testa. Questa la scena tremenda apparsa ai Carabinieri, intervenuti nel quartiere di Collemarino ad Ancona, sollecitati dai parenti di un 65 enne, residenti fuori città. I militari si sono così recati nell’abitazione di un commerciante anconetano che non dava più notizie di sé da due giorni. Il ferito è stato immediatamente trasferito all’ospedale a Torrette di Ancona, dove è arrivato con gli occhi aperti, proferendo parole sconnesse. È stato sottoposto ad una delicata operazione a cui è sopravvissuto, anche se tuttora risulta ricoverato in rianimazione e la sua prognosi rimane riservata.
AL VAGLIO L’IPOTESI DI UN INCIDENTE DOMESTICO
Come l’uomo sia arrivato a ferirsi con un dardo di balestra piantato in testa resta per ora un mistero: i Carabinieri, intervenuti subito sul posto, hanno provveduto a informato dell’accaduto la Procura della Repubblica di Ancona e il pm di turno, Andrea Laurino, attende l’informativa completa prima di aprire o meno un fascicolo. L’ipotesi più accreditata al momento è quella di un incidente domestico: l’uomo infatti è un collezionista di armi antiche. Mentre è esclusa l’ipotesi di una aggressione, data l’assenza di segni di effrazione in casa. Non è escluso il gesto autolesionistico, sebbene l’uomo non soffrisse di disturbi psichici conclamati e non era in cura al centro di salute mentale.IL NEUROCHIRURGO: “UN MILLIMETRO PIÙ, IN LÀ E SAREBBE MORTO SUL COLPO”
Intervistato dal quotidiano “Corriere della Sera”, il professore Maurizio Iacoangeli, primario di Neurochirurgia dell’ospedale Torrette parla di un vero e proprio miracolo: “La freccia ha evitato le aree nobili del cervello, un millimetro più in là, e il paziente sarebbe morto sul colpo. È stato fortunato. O — se uno ci crede — aiutato dall’alto”. Ma anche l’intervento, ben riuscito, è stata un’operazione delicatissima e preparata nel dettaglio, con lo studio accurato della Tac, evitando le possibili e gravissime complicanze di un’emorragia massiva. Il tutto grazie alle ‘dritte’ ricevute da un collega impegnato nell’esercito americano. “Abbiamo un amico/collega, Rocco Armonda, neurochirurgo dell’esercito americano- spiega infatti Iacoangeli- che è stato impegnato negli anni in diversi scenari: Iraq, Iran, ora Ucraina. Tiene lezioni sulle lesioni penetranti nei teatri di guerra. Proprio di recente è stato lui a insegnarci molti trucchi per questo tipo di interventi”.
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