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BAGHERIA | PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE VISITA L’ESPOSIZIONE DI PITTORI SICILIANI A PALAZZO BUTERA E SPIEGA A TUTTI COSA È EFFETTIVAMENTE UNA MOSTRA

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Si è svolta dal 21 al 25 maggio, a Palazzo Butera, nella «Città delle ville» (Bagheria), la mostra recensita del critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, dedicata esclusivamente a pittori siciliani, e promossa da Sikania Eventi ETS con il patrocinio della Città di Bagheria e della Regione Siciliana – assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

Ecco – integralmente – cosa è stato spiegato in modo chiaro e comprensibile dal critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese anche allo scopo di comprendere in modo migliore cosa è effettivamente una mostra.

Paolo Battaglia La Terra Borgese

«Impossibile trovare lo stimolo a visitare una mostra senza avere prima in chiaro cosa questa sia. È giusto perciò averne nozione. E corre dunque l’obbligo di fare un passo indietro nella storia. Occorre sapere che finché gli artisti lavorarono unicamente dietro ordinazione, e committenti furono le Chiese e i ricchi privati, le esposizioni d’arte non ebbero ragione di esistere perché il pubblico poteva liberamente ammirare i capolavori che venivano creati per abbellire la casa di Dio o non sapere affatto della loro esistenza quando questi adornavano le case signorili: Lorenzo il Magnifico, Francesco I e altri principi del rinascimento aprivano le loro collezioni soltanto agli artisti che lavoravano per loro.

Sarà stato probabilmente in occasione di qualche festa popolare che per la prima volta verso la metà del Seicento un artista si sarà azzardato ad esporre immagini e dipinti attaccandoli ad un baldacchino, più con l’intento di dar piacere che non per propagandare la sua arte.

La prima Esposizione regolare di belle arti avvenne nel 1963 a Parigi e ad essa dapprima potevano accedere solo i membri della Accademia reale di pittura, poi nel 1691 anche gli altri artisti, qualora fossero stati giudicati favorevolmente da una giuria di ammissione. L’esposizione avveniva nel Salon des Artistes Francais e da allora in poi i Salons divennero il passaggio obbligato per le opere di pittura e di scultura che ambivano alla notorietà. Si frazionarono variamente nel corso dell’Ottocento per cause di interessi discordanti oppure ad opera di artisti rifiutati che desideravano far splendere altrove la loro capacità: era nata la Mostra; ed essa contribuiva al diffondersi del gusto per le arti figurative.

In Italia, spezzettato politicamente il paese, le Esposizioni di Arte avvenivano nei centri più importanti, promosse da società e circoli di belle arti. La prima esposizione nazionale si tenne a Firenze nel 1861 e vi partecipò il fiore degli artisti del nostro Paese, da Fontanesi a Fattori e Morelli, da Ranzoni a Signorini e Palizzi, innovatori e continuatori della grande tradizione pittorica italiana. Quasi ogni anno una città si assumeva l’incarico dell’organizzazione in sede nazionale, finché nel 1895 a Venezia si ebbe la prima esposizione a carattere internazionale: la Biennale.

Ecco dunque così la prova che la frase latina “Ars gratia artis”, che significa “arte per l’arte”, è una frase bugiarda: la sua sintassi, de facto, occulta gli scopi utilitaristici, morali e politici dell’arte, negando nelle arti figurative (pittura, scultura e architettura), e non solo, la relazione fra gli elementi delle composizioni e le loro rispettive funzioni.

Tuttavia le opere di una Mostra di arte servono a indicare i progressi compiuti da un particolare artista, gruppo, periodo, stile, o da una particolare scuola, avanguardia, regione, oppure a contestualizzare una filosofia reale o ipocrita o di regime o mercantile. 

Questa a Bagheria è una mostra necessariamente poligrafa e complessa, perché anela e riesce a porre un contenuto semantico nella continuità pittorica tra ultime tre metà di secolo del secondo millennio e la prima metà del primo secolo del terzo millennio siciliano.

Poche mostre ci hanno offerto un più realistico e lucido quadro della condizione espressiva figurativa dell’arte siciliana, un più preciso ritratto della sua volontà creativa. Il percorso di storia e di tecniche in stili diversi che questa esposizione ha saputo allestire discredita, per ventura, la pessimistica “morte dell’arte” di Hegel. Negli aforismi di ogni dipinto opera un tono di rara limpidezza, energia ed eleganza, ed anche i pensieri più cupi rappresentati rinvigoriscono lo spirito invece di indebolirlo.

Carpe diem, cantava Orazio. A partire dal quale l’espressione si cementa come esortazione a godere  dell’occasione favorevole: Carmelo Fertitta, Giorgio Prati, Giuseppe Uzzaco, Emilio Greco, Salvatore Fiume, Michele Cotti, Aurelio Cotti, Aurelio Cotti, Francesco Lojacono, Francesco Camarda, Ettore de Maria Bergler (siciliano di adozione), Antonino Leto, Salvatore Marchesi, Francesco Patania, Onofrio Tomaselli, Renato Guttuso, Salvatore Gregorietti, Natale Attanasio, Gennaro Pardo, Pietro De Francisco, Leopoldo Jelaque, Eustachio Catalano, Bruno Caruso, Pippo Rizzo, Domenico Quattrociocchi: c’è molto di epifanico per i non addetti ai lavori.

Sono identificate e distinte due principali linee nell’arte dei pittori siciliani dell’OttoNovecentoDuemila: una manieristica e una seconda, più spinta, che può individuarsi nelle chiazze o spruzzate di colore più o meno controllate.

Per il bene dei tantissimi pittori e scultori di vera cifra è doveroso qui cogliere l’occasione per richiamare il mercato dell’arte in Sicilia. Se ci riferiamo all’istituzionalizzazione di artisti capaci, esteticamente compromettenti, spregiudicati e coinvolgenti, tecnicamente creativi, siamo davanti a politiche devianti, per le stesse ragioni per cui i Salons francesi si frazionarono variamente nel corso dell’Ottocento per cause d’interessi discordanti oppure ad opera di artisti rifiutati che desideravano far splendere altrove la loro capacità: anche l’arte è corrotta, è prostituita la sua coscienza, dal nepotismo e dall’amichettismo di destra o di sinistra, dall’incompetenza e dall’ignoranza, dall’io sono io e tu non passi perché non conti nella matematica dei voti elettorali.

Necessita dunque all’arte che la Sicilia tesaurizzi i tantissimi valenti e preziosi talenti, nativi, con una Triennale di Sicilia aperta a tutti gli artisti italiani, comunitari ed extra, e che la Regione Siciliana, attraverso ciò, promuova, in sinergia, il turismo culturale, la cultura, il suo indotto ed il suo mercato.»

Paolo Battaglia La Terra Borgese