La massoneria italiana gioca d’azzardo, ha affermato Paolo Battaglia La Terra Borgese “espertizzando” Rosai. La notizia è che la precisazione pubblica dello storico e più antico Ordine della Massoneria Italiana reca addirittura la firma del N.H. Professor Giuseppe Bellantonio, Presidente della ‘Comunione di Piazza del Gesù’ e sue Sezioni
“Piazza del Gesù non è per tutti” impera il Critico d’Arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, Deputato -direttamente dal Gran Maestro- alla comunicazione per l’esterno di “Piazza del Gesù”.
Nobili Ideali, Antiche Tradizioni, Alti Valori, Spiritualità, Generosità, Amore Fraterno; è a ciò, come precisa il Gran Maestro Giuseppe Bellantonio, che deve essere vocata la nostra Comunione,vera eggregore e ascetica cultura del pensiero filosofico massonizzante – sbotta il noto critico d’arte .
La massoneria di massa? è un azzardo – continua Paolo Battaglia La Terra Borgese – quella basata sul numero degli iscritti (più ne ho e più sembro importante; più ne ho e di più soldi posso disporre grazie alle quote associative) ha intriso con grave detrimento le varie comunioni massoniche oramai zeppe di carrieristi del grembiule lontani anni luce dalla Via iniziatica.
“Nell’epoca della solitudine, entrare in un circolo comporta parecchie opportunità di nuove relazioni, nuove conoscenze che permettono di diventare tessere musive del mosaico sociale. In tutta probabilità ciò che attrae i profani alla Massoneria è proprio il mero interesse personale”.
“Tuttavia la Massoneria, diversamente da altre organizzazioni, è e deve rimanere il luogo del perfezionamento spirituale lungo il viatico iniziatico per eccellenza. Niente di diverso”.
Ecco il perché della necessità di un comunicato pubblico e ufficiale della importante e autorevole Comunione di Piazza del Gesù. È, infatti, il comunicato ufficiale di Piazza del Gesù, oltre a un dipinto di Ottone Rosai, che sono presi quali lente ingrandente dal critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, lente ricca d’importanti spunti di riflessione, sia per i massoni che per i profani.
Dalla Comunione di Piazza del Gesù, PRIMA e storica COMUNIONE MASSONICA IN ITALIA: il Presidente di Piazza Del Gesù e Sue Sezioni, Giuseppe Bellantonio:
«ROMA – Utilmente premesso, anche a conferma di similari comunicazioni pubbliche, che la nostra Comunione non ha intrapreso né ha in progetto di trattare e quindi procedere a “unificazioni”, partecipazione a “federazioni” o “confederazioni” né tantomeno anche solo ipotizza di assorbire parti provenienti da possibili altre e diverse realtà del medesimo tipo …(.)… circa le possibili vicende delle quali non mostriamo alcun interesse, rispettando l’aurea regola della non ingerenza né interferenza in questioni di altrui competenza e interesse. Ciò allontana strani e del tutto anomali cicalecci, certamente interessati, circa i cui contenuti prendiamo assoluta distanza, riservandoci di interessare le Autorità competenti.
Con l’occasione, si ricorda ancora una volta l’inestimabile nostro patrimonio storico e culturale – sempre nel segno dell’eredità diretta tramandataci dal Sovrano Gran Commendatore e suoi successori – di cui siamo gli unici discendenti diretti – e mai abbandonata, tutelando gli interessi e onorando la bandiera della “Comunione di Piazza del Gesù” e della “Comunione Italiana di Piazza del Gesù” nonché della “Ser.ma Gran Loggia Nazionale Italiana degli Antichi Liberi ed Accettati Massoni” e del “Supremo Consiglio del 33° ed Ultimo Grado per l’Italia-Comunione di Piazza del Gesù del RSAA” già anche corrente con il titolo distintivo di “Supremo Consiglio dei 33°. Giurisdizione Italiana” (novennio 1908-1917) e in modo ancor più completo di “Supremo Consiglio dei Sovr. Gr. Ispettori Generali del 33° ed ultimo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato Giurisdizione Italiana e sue Colonie” (Decreto 23 Marzo 1908 a firma del SGC Saverio Fera) …(.)… È storicamente provato, ed i documenti lo comprovano, che il SC del 1805 in Italia cessò ogni propria attività nel 1815, con la caduta del règime napoleonico; attività ripresa nel 1859 con la nascita di un nuovo, altro e diverso organismo corrente con il nome di “Grande Oriente Italiano”.
Da qui al 1908, e a ogni tipo di riconoscimento attribuito o concesso alla Comunione ferana, e ininterrottamente mantenuto fino al 1972/1973 per l’Ordine Simbolico, mentre per il Rito è mutata solo la titolarità …(.)… e non certo il titolo distintivo (a testimonianza che non venne varato un nuovo SC ovvero che non vi fu certo confluenza in quello del GOI)».
OTTONE ROSAI “Giocatori”, collezione privata: critica artistica a cura di Paolo Battaglia La Terra Borgese
Nella produzione di Rosai, i soggetti che tutti conosciamo di più sono i suoi patetici omini: fiaccherai, giocatori di carte, di biliardo, mendicanti, venditori ambulanti, suonatori, ritratti con spigliatezza e con accento popolaresco inconfondibili.
Questi Giocatori sono del 1950. Riuniti intorno a un rozzo tavolo d’osteria, i cinque omini sono evocati con forme elementari, larghe superfici di colore e pochi tratti.
Quasi non hanno volto, questi giocatori; eppure sui loro corpi incurvati e macilenti si può leggere una lunga storia di pena.
Sono i personaggi della vita di Rosai, quelli che lui incontrava nel suo rione, vicino alla via Toscanella, dipinta in tutti gli scorci nei suoi quadri, o alle stradine erte con gli alti muri chiari e le sagome scure dei cipressi.
Per i paesaggi di Rosai viene subito in mente Cezanne, con le sue caratteristiche di ordine e rigore stilistico.
Per le figure, si pensa piuttosto all’Espressionismo, tanto sono cariche di accenti psicologici, spesso polemici, e tale è la qualità della materia pittorica usata da Rosai. Ecco perché il suo nome si colloca nella corrente espressionista.
Ma la sua formazione risale al Futurismo, negli anni della rivista Lacerba accanto a Soffici e a Papini. Rosai diciottenne espose in piazza S. Marco a Firenze assieme ai futuristi del 1913.
Nel ’30 fece una personale nella galleria del Milione, a Milano, e da allora venne considerato uno dei sommi maestri italiani: anche se le sue affinità con i grandi movimenti artistici europei sono frutto del suo istinto più che di contatti diretti e di teorie condivise.
Nel 1930 Rosai divenne addirittura la “bandiera” di una rivista, l’Universale, a lui dedicata da un gruppo di amici e tifosi.
Rosai era nato a Firenze esattamente 130 anni fa, il 28 aprile 1895; è morto prematuramente nel 1957 e le sue opere sono oggi valutate parecchi soldi.