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Battaglia La Terra Borgese, la Macchina e l’Uomo nella pittura di Léger

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Siamo in pieno Cubismo. Anche Léger (1881, Argentan, Francia – 1955, Gif-Sur-Yvette, Francia), come Braque e Picasso, ha indagato la struttura del mondo, ne ha colto l’essenza, ne ha scomposto, ordinatamente, le forme – spiega Battaglia La Terra Borgese

Ma il principale interesse di Jules Fernand Henri Léger, pittore, cartonnier, decoratore, ceramista, scultore, disegnatore, illustratore, costumista, scenografo e regista -continua il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese– è sempre costituito dall’uomo: l’uomo che domina la macchina, questo eroe del nostro tempo, fornito di muscoli vigorosi, di mani e piedi enormi, capaci di reggere alla fatica.

Il Meccanico – 1920, olio su tela, Museo d’Arte moderna Lille Métropole, Villeneuve d’Ascq, Francia, esposto per la prima volta a Zurigo nel 1933, è appunto una “divinità” del Novecento, e cioè l’operaio che sa trattare e aggiustare le macchine, robusto e volgare, elementare ed energico.

Tutto è grandioso in lui, afferma Battaglia La Terra Borgese: le sue forme e le sue dimensioni rispecchiano la forza fisica di cui è dotato. Non ci sono sfumature.

Tra una superficie e l’altra di colore, tra un piano e l’altro esistono suture, non passaggi. Le sue articolazioni ricordano gli incastri e gli snodi delle macchine.

Dietro di lui, uno sfondo senza rilievo, con un’architettura che ricorda, o anticipa, i quadri di Mondrian.

Attraverso il Cubismo, Léger ha saputo esprimere i particolari interessi umani che lo mossero. E fu certamente il più vicino, tra quelli del suo gruppo, ai nuovi aspetti della civiltà moderna, ai problemi della meccanizzazione e ai loro riflessi sulla vita dell’uomo.

Ma, come dicevamo -ci ricorda Paolo Battaglia La Terra Borgese-, nella pittura di Léger l’operaio non è mai una vittima, bensì il vincitore, l’uomo nuovo.

Léger

Ne Il meccanico qui ritratto (116×88 cm), ci sono i segni della sua volgarità vittoriosa: il tatuaggio, ricordo forse di un passato sul mare, gli anelli al dito.

E un altro dito è inverosimilmente piegato, si tratta di una deformazione anatomica essenziale per l’equilibrio della composizione, cui Léger dà sempre priorità.

Comunque, al suo ideale di solidità, di concretezza, non c’è nulla che sfugge: la coerenza stilistica di Léger si estende anche alle volute di fumo che si rapprendono in forme solide al di sopra della mano del meccanico.

L’umanità appare ora subordinata alla macchina! contrastata da un pensiero sociologico.  

E i contrasti di Léger sono sempre molto curati, li riteneva essenziali “più contrasti ci sono in un dipinto, più questo è forte”, diceva. Così pure Il meccanico, è uno dei molti dipinti in cui l’artista enfatizza e si sofferma sul gioco di forme rotonde e dritte, e dove abbondano anche i contrasti tra colori -spiega Battaglia La Terra Borgese.

Anche le ombre profonde, relativamente inusuali nell’opera di Léger, danno un’ulteriore gravità e imponenza alle larghe forme delle braccia del personaggio figurato, per il quale, dello stesso soggetto, esiste un’altra versione, anteriore, che risale al 1918 – chiude il Critico.

Chi volesse leggere la biografia dell’artista consigliata da Battaglia La Terra Borgese: click qui