Nel 1925 Christiania cambierà il nome in Oslo, ma l’opera che tratteremo qui è del 1892, è di Edvard Munch: “Sera sul viale Karl Johan”, olio su tela, 84,5 × 121 cm, si trova al museo d’arte di Bergen, in Norvegia. Paolo Battaglia La Terra Borgese: L’angoscia è entrata così nella pittura moderna
ANGOSCIA E ALIENAZIONE
Edvard Munch fu il pittore più gigante norvegese, uno degli artisti più originali del suo tempo. Era dotato di facoltà intellettuali e spirituali degni di un miracolo della genetica. Era pieno zeppo di sentimenti incredibilmente sviluppati, di emozioni intrise di vera e indiscussa sensibilità mentale, e di eleganza comportamentale straordinariamente intuente, non opaca. Munch intimò, perciò, alla sua arte grande acutezza animata e, pure, una sottile e raffinata profondità d’immagine, come si rileva giustissimamente anche in Primavera sul viale Karl Johan – emigra Battaglia La Terra Borgese. Ma un’infanzia tragicamente molto infelice, segnò profondamente la sua attività artistica conducendolo a una visione desolata della vita, a un’angoscia esistenziale manifestata con intensità profonda nelle sue opere.
MUNCH E LA CRITICA ARTISTICA DURANTE IL NAZISMO
La dittatura germanica aveva etichettato come “degenerate incoerenti imbrattature” le opere del nostro Maestro, e la stessa critica artistica del tempo ne fu dapprima scandalizzata; ma l’appassionata e intrigante spontaneità della sua arte conquistò l’ammirazione di molti, e, ciò, malgrado il pittore (mancato) Hitler, col suo nazismo, avesse relegato i lavori di Munch equiparandoli a opere di pazienti di manicomi, poiché non promuovevano la superiorità della nazione tedesca!
L’ALCOL, IL COLLASSO, LA RINASCITA E LA MORTE
E proprio quando Munch stava cominciando a raggiungere fama e ricchezza, il collasso fisico e nervoso, dovuto all’alcol, al troppo lavoro e alle tensioni, lo costrinse a interrompere l’attività per qualche tempo.
Una volta guarito, Munch, si sforzò di dare un nuovo corso alla sua vita, alla ricerca di una pace interiore: abbandonò la sua cupa malinconia e diede corpo a uno stile più vibrante ed estroverso con cui celebrò le forze positive della natura. Continuò a lavorare alacremente fino a tarda età e, quando morì, era tra gli artisti più rispettati del Novecento.
SERA SUL VIALE KARL JOHAN
Immagine quasi allucinante, Sera sul Viale Karl Johan precorre i tempi nuovi. Quest’olio, dipinto da Munch nel 1892, pezzo importante anche per le dimensioni, oltre che per il senso di angoscia, conserva la sua intensità dall’inizio alla fine.
È una delle più impressionanti immagini di angoscia e isolamento spirituale create dall’artista: la figura che cammina sola nella direzione opposta è lo stesso Munch.
RENOIR, CEZANNE, L’IRRAZIONALE E INQUIETANTE DESCRIZIONE DI BATTAGLIA LA TERRA BORGESE
Pensate che questo quadro è contemporaneo a certe composizioni luminose di Renoir e ai paesaggi di Cézanne, in cui tutto è calcolato e ordinato dalla mente dell’artista. Qui invece, di colpo, si scatena il dramma. Munch si vale di ogni mezzo pittorico per accentuare la portata: abbiamo una fuga di diagonali che creano la prospettiva della via, vediamo le case immerse nella livida luce della sera e le finestre illuminate che diventano bagliori inquietanti e sinistri; ci sono pure i buoni borghesi: tema consueto nell’arte, eppure questa loro passeggiata ci stringe il cuore, sì, perché la gente è qui trasformata in larve sbiancate che, sotto vesti e cappelli normalissimi, usuali, rivelano un’anima di spettri, un penosissimo carico morale: sono davvero persone che vivono? o fantasmi maledetti? e dove rivolgono i loro passi? È difficile immaginare che questa passeggiata di spettri si concluda alle soglie di una casa borghese. Il loro carico di angoscia li sospinge verso una meta non terrena.
Sul fondo si trova l’edificio del parlamento che sembra guardare in modo sinistro le persone sottostanti. La figura solitaria sulla destra (egli stesso) evoca le parole che Munch scrisse nel suo diario: “I passanti lo guardavano in modo strano e curioso… aveva la sensazione che nella sua testa non ci fosse nient’altro che il vuoto”.
Si noti il volto dell’uomo più in risalto, in pieno concerto con la scena: è desolato e straziante, sembra una maschera, o anche un teschio.
La donna più vicina è tagliata all’altezza del petto, dando un senso di vicinanza oppressiva della folla, e della follia serpeggiante.
L’ANGOSCIA ENTRA NELLA PITTURA MODERNA
Edvard Munch è un pioniere dell’Espressionismo, è professionista di certo simbolismo, proprio per il sentimento angoscioso presente in tutta la sua pittura: si tratti di un gruppo di ragazze appoggiate alla spalletta di un ponte o di un unico volto immerso nella notte che urla, sformandosi, il proprio dolore. Con Munch, l’angoscia entra a far parte dei contenuti della pittura moderna: per Van Gogh era un’angoscia personale che si rifletteva sul mondo, qui è invece il lato irrazionale e inquietante del mondo che penetra e sconvolge anche lo spirito dell’artista – chiude Paolo Battaglia La Terra Borgese.