Al Dip. Per le Politiche di Coesione
L.go Palazzo Chigi, 19 – 00187 Roma
segreteria.politichecoesione@governo.it
Al Presidente della Giunta Regionale del Lazio
presidente@regione.lazio.it
Ai Capigruppo del Consiglio Regionale del Lazio
On. Marta LEONORI, gruppopdlazio11@regione.lazio.it
On. Marta BONFANTI, lcivicazingaretti@regione.lazio.it
On. Alessandro CAPRICCIOLI, alessandro-gruppoeuroparadicali@regione.lazio.it
On. Paolo CIANI, centrosolidale.roma@regione.lazio.it
On. Daniele OGNIBENE, segreteria-ognibene@regione.lazio.it
On. Loreto MARCELLI, gruppom5s@regione.lazio.it
On. Giuseppe SIMEONE, gruppoforzaitalia@regione.lazio.it
On. Orlando TRIPODI, gruppolega@regione.lazio.it
On. Massimo GHERA, fratelli-italia@regione.lazio.it
On. Valentina GRIPPO, gruppomisto11@regione.lazio.it
E p.c. Al Sindaco di Trevi n. Lazio Silvio Grazioli
info@comune.trevinellazio.fr.it
OGGETTO: Ambiti Territoriali Ottimali ed Aree Interne – Appello e proposte.
Egregi tutti,
con la presente, il Gruppo consiliare Unione e Cambiamento del Comune di Trevi nel
Lazio (Fr), intende portare alla vostra cortese attenzione una grave ingiustizia che viene
perpetrata in danno di tanti luoghi, marginali e fragili, dislocati lungo la dorsale appenninica.
Il caso che vogliamo sottoporvi è la dimostrazione che, nonostante i provvedimenti
normativi adottati dallo Stato per istituire le Aree Interne e tutto un sistema posto a loro
protezione e sostegno, si possono creare diseguaglianze, tra diversi comuni e
territori, anche attivando processi inversi.
Spieghiamo.
La popolazione di un piccolo comune, quale è Trevi nel Lazio (Fr), poco più di
1.700 anime, che pure ricade nell’Area Interna (Lazio 3) e protetta (Parco Naturale
Regionale dei Monti Simbruini), con risorse idriche proprie, attraverso un atto
d’imperio, adottato da un Commissario ad Acta nominato dal Presidente della Regione
(Decreto n°3 del 26/06/2022), suo malgrado, si ritrova a transitare, con tutte le
conseguenze che ciò comporta, al Gestore Unico Acea Ato2.
È così che si crea una diseguaglianza inversa, ovvero, dalla economicità ed
efficienza dell’autogestione, alla parificazione dello stesso servizio come se fosse svolto
per una città o una grande metropoli.
Ciò che pagavamo, al limite del gratuito, offerto, per caduta, dalla natura (da
queste parti particolarmente prodiga di acqua), ora dovrà essere filtrato da una
multinazionale, la quale, nel predisporre le bollette, terrà conto solo dei costi (sostenuti
per distribuire il vitale liquido nelle aree più densamente abitate) e dei profitti dei suoi
azionisti.
A rimetterci le piccole popolazioni che, eroicamente e con pervicacia,
“pretendono” ancora di vivere nelle zone scarsamente urbanizzate, dove tutti gli altri
servizi, non arrivano o arrivano con il contagocce.
Ed è così che altra ingiustizia è fatta!
A diseguaglianza si aggiunge altra diseguaglianza, solo che, questa volta, attraverso un
perverso processo inverso.
E le popolazioni non capiscono! Non capiscono come e perché una delle nostre
pochissime risorse, direttamente ed immediatamente disponibile, debba entrare a far parte
di un meccanismo esageratamente sovradimensionato, non efficiente e inaccettabilmente
oneroso.
Ma a generare maggiori perplessità è il fatto che, nonostante la legge sulle Aree
Interne, nonostante le deleghe regionali per i piccoli comuni, nonostante organismi
dedicati (quali l’UNCEM), nonostante il parco naturale, in questi anni, nessuno degli
abitanti di questo luogo, come si presume di quelli con uguali caratteristiche, hanno
visto aggiungere o migliorare un solo servizio.
Per contro, ora, la beffa di essere allineati alla gestione idrica delle città di pianura
e, soprattutto, di essere allineati alle stesse tariffe.
Aggiungiamo, anche se sembra pleonastico, che la distribuzione delle risorse
idriche in zone di montagna è assolutamente semplice, persino banale, sicuramente con
impegni economici irrilevanti o pressoché tali.
La domanda, quindi, sorge spontanea: come equiparare una bolletta dell’acqua di
un’utenza romana o dei Castelli Romani ad un’utenza di Trevi nel Lazio?
E’ questa, senza mezzi termini, una forma di violenza nei confronti di
popolazioni che già sopportano altri costi legati alla logistica e all’assenza di servizi.
Da queste parti bisogna mettersi in viaggio per recarsi al lavoro, per una visita
medica, per analisi cliniche, per semplici acquisti, per recarsi a scuola, alle
università, agli uffici pubblici, al teatro o al cinema.
E se non si hai un mezzo proprio di trasporto si rischia di essere fuori dal mondo!
Insomma ci mancava anche l’acqua al Gestore Unico! Così il pendolare o il
pensionato di Trevi pagherà canone e tariffe al pari del proprietario di un appartamento
sito ai Parioli o di una villa con parco a Frascati, oltre a tutti gli altri costi che dovrà
sobbarcarsi per continuare a vivere in questo luogo.
Con la modifica dell’art. 147 del D.Lgs. 152/06, e la conseguente introduzione del
comma 2 bis, lettera “b”, per la verità, il Comune di Trevi avrebbe potuto richiedere la
ricognizione dei requisiti per l’esclusione dall’obbligo di transitare al Gestore Unico, ma al
di là dei ritardi con cui è stato attivato tale percorso, anche mediante iniziative
giudiziarie tutt’ora pendenti, i precedenti giurisprudenziali per casi simili che
impongono interpretazioni assai restrittive della norma in questione, rendendone
nei fatti vana la previsione, non lasciano ben sperare.
Di conseguenza, si rende necessario un intervento politico, e quindi
legislativo, per porre rimedio a quella che appare una palese forma di ingiustizia e
penalizzazione per i piccoli borghi montani.
Di fronte a questa realtà, convinti di interpretare il pensiero di gran parte dei
cittadini del mio paese, nonché di quelli di tante altre realtà similari, chiediamo a voi,
da cittadini residenti, prima ancora che da consiglieri comunali, di porre un serio e
definitivo rimedio a tale situazione.
La Regione non può consentire che i piccoli comuni, e le loro decimate
popolazioni, tanto più se ricadenti in un’Area Interna, debbano sopportare questo
ulteriore peso che va ad aggiungersi ad una già cronica carenza di servizi e
all’aumento dei costi energetici che sta interessando l’intero Paese, ma che è
ancora più drammatico per le piccole attività commerciali di questi luoghi, già in
precaria sopravvivenza.
Questo è il modo in cui la Regione Lazio tutela i piccoli borghi con i quali
spesso ci si riempie la bocca di belle parole? Vogliamo credere che non sia così.
Sorprende, in questo senso, che la Strategia Area Interna Lazio 3 (Strategia a
cui si riferisce questo territorio) non contenga il benché minimo accenno a garantire i diritti
di cittadinanza che non siano generiche e stucchevoli enunciazioni di facciata.
Inoltre, e la cosa è ancora più grave, nessun riferimento ai costi che, i cittadini
residenti nelle Aree interne, sono costretti a sostenere per poter accedere ai servizi
primari, tanto più pesanti, tanto più si è lontani dai centri di medie e grandi dimensioni.
Garantire stessi diritti costituzionali a popolazioni che occupano spazi diversi e più
penalizzanti del territorio nazionale, significa, anche e soprattutto, garantire la loro stessa
accessibilità fisica, ma anche costi proporzionali.
E se i paesi di montagna dispongono di acqua a bassissimo costo, non si può
privarli della loro prerogativa, del loro unico punto di vantaggio.
Con queste premesse, che sembrano essere tutt’altro che banali, è opinione
generale, almeno di chi vive da queste parti, che le istituzioni debbano invece
occuparsi, concretamente, di cittadini che pagano tanto e ricevono poco o niente. Il
cui unico difetto, con ogni probabilità, è quello di non costituire una massa
elettorale tale da renderla sufficientemente appetibile.
Per quanto detto, riteniamo sussistere la necessità di ridisegnare gli Ambiti
Territoriali Ottimali, magari anche attraverso la creazione di sub Ambiti, ai quali
possa essere garantito un trattamento più equo e più consono alla loro condizione
di comunità fragili e penalizzate.
La proposta che Vi sottoponiamo è così riassumibile:
1. Individuazione di sub Ambiti costituiti dai comuni ricompresi nelle Aree Interne,
ovvero in condizioni ad esse riconducibili;
2. Applicazione di canoni e condizioni sensibilmente vantaggiose, semmai
modulate solo in ragione delle reali distanze dalle fonti di approvvigionamento
idrico e delle opere funzionali all’adduzione fino alle singole utenze.
E’ ovvio che questi provvedimenti, oltre che contribuire a non aggravare la
situazione economica di territori già fortemente provati, con interi settori a rischio di
definitiva scomparsa (ad es. Allevamento, il commercio, l’artigianato, la coltivazione di
piccoli e piccolissimi appezzamenti di terreno, attività quest’ultima di grande utilità anche
per limitare i fenomeni di dissesto idrogeologico, ecc.), potranno, per contro, contribuire
a limitare e persino ad arrestare il fenomeno dello spopolamento.
A guardare bene, non si tratta di creare dei privilegi, ma di un atto di giustizia,
a tutela di quelle popolazioni già sufficientemente marginalizzate, per lo più dislocate lungo
la dorsale appenninica, alle quali andrebbe riconosciuto il grande merito di non rinunciare
a vivere intere aree geografiche dell’Italia periferica.
Abbiamo deciso di inviare questa lettera accorata, oltre che al Presidente delle
Regione Lazio, ancorché dimissionario, al Dipartimento governativo per le politiche di
Coesione, e ad ogni Capogruppo del Consiglio Regionale del Lazio, ritenendo opportuno
doverci appellare alla sensibilità di tutti, perché è un tema che dovrebbe mobilitare tutti,
indipendentemente dall’appartenenza partitica.
Nella convinzione che uno o più soggetti, politici o istituzionali, possano
interessarsi alla problematica, speriamo adeguatamente illustrata, ed impegnarsi a
sostenere le suddette istanze, ovvero a disegnare una nuova mappa che abbia,
come riferimento, la concreta costruzione dei diritti di cittadinanza e contribuire,
così, all’abolizione delle diseguaglianze territoriali.