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Per una sanità migliore, pensieri ed idee del Professor Daniele Maggiore

Dall'assistenza sul territorio all'Ospedale Militare di Anzio fino alle aggressioni sul personale: l'analisi a 360 gradi di un professionista del settore medico

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Professor Daniele Maggiore, il suo impegno sul territorio di Nettuno ed Anzio, professionale e politico, le consente di essere un attento osservatore delle criticità della sanità locale.  Quali sono le più evidenti?  

“È sotto gli occhi di tutti il continuo ed assordante depauperamento dell’Ospedale di Anzio che si perpetua orma da vari anni. Iniziò la Giunta Zingaretti nel 2013-2022, attraverso il facente funzioni Leodori fino al 2023, e continua anche con la Giunta Rocca. Bisogna però dire che l’attuale Governo Regionale ha trovato una situazione disastrosa in tutti i sensi, dall’efficientamento, alla parte economica. È quindi logico che in qualche maniera si dovesse porre un rimedio. Ricordiamoci che ormai, da circa 30 anni, tutto il mondo ottimizza, adegua ed economizza i Sistemi Sanitari. In merito all’Ospedale di Anzio, punto nodale della Sanità che va da Ardea a Latina, Rocca ha giustamente economizzato il più possibile le varie emorragie economiche della struttura. Ritengo che serva dare la giusta specialità e specificità all’Ospedale inquadrandolo come Centro per le Urgenze del Litorale. Questa è la mia idea. E’ chiaro che l’obiettivo sia investire su di un grande Ospedale per le Urgenze, dove devono essere presenti la Diagnostica con Ecografia, TAC e Risonanza Magnetica, un Pronto Soccorso con spazi adeguati per le vere urgenze (parliamo di infarti, politrauma, patologie coronariche ed elettrofisiologiche del cuore), una Traumatologia seria e performante, una Chirurgia che sappia approcciare tutti i traumi, una medicina che tratti le urgenze vere con la Rianimazione lasciando i pazienti più cronici in altre strutture adeguate. In questa maniera tutto può essere affrontato in maniera strutturale. Anche le piccole nicchie di urgenze pediatriche, urologiche, neurologiche, cerebrali e della colonna vertebrale avranno così modo di essere trattate con il sostegno di specialisti che potranno venire in poco tempo dagli ospedali limitrofi.  In questa maniera, si conserva un DEA di 1° Livello, ma non solo quello: si lasciano professionalità di alta capacità che possano dare un valore aggiunto alle città della riviera. È chiaro che poi il tumore del colon, il tumore del polmone, il tumore cerebrale, il tumore del pancreas ed altri dovranno essere assegnati in Reparti della ASL RM6 o romani che abbiano una esperienza delle differenti malattie.  Ecco la modalità per risparmiare rimanendo un Centro di Eccellenza, adeguato, performante ed economico.  Spero che l’Ospedale di Anzio diventi un Centro ad altissimo livello per le urgenze di tutti i generi, dal cuore, al cervello, al vascolare, a livello addominale e toracico. Solo così la popolazione sarà sostenuta e curata nella giusta maniera”.


Quali possono essere i rimedi immediati e quale invece la progettualità a lunga scadenza?

“Ho già risposto con la domanda di prima e aggiungo: far venire entro giugno 2025, se c’è volontà si può fare, una Risonanza Magnetica Nucleare, formare e aggiornare bene i medici di qualsiasi branca per le urgenze e obiettivare un Ospedale Centro di Eccellenza per le urgenze”.    

Parliamo dell’Ospedale Militare di Anzio. Lei è coinvolto in prima persona nella possibile presa in concessione. Cosa potrebbe cambiare con il rilancio di questa storica struttura?

“È vero che io, come Direttore Medico di una società Svizzera, sono a capo di una cordata di investitori che vorrebbero prendere in concessione l’Ospedale Militare. La situazione è a un buon punto ma lontano dalla firma, per cui ci vorrà molto tempo ancora, alcuni mesi pensiamo. Qualcosa posso svelarlo: si tratta di un progetto che si propone di aiutare lo Stato e i cittadini e non va contro le Istituzioni. Significa che il nostro motto è “Noi diamo in più e non siamo in concorrenza”.  Il progetto prevede tutta una serie di servizi sanitari che non esistono sul territorio o che sono in difficoltà con le performances della ASL.  Parliamo di Primo Intervento per aiutare ed allentare la pressione dal Pronto Soccorso dell’Ospedale di Anzio curando tutte le piccole necessità sanitarie della popolazione, lasciando all’Ospedale i malati da operare o da trattare con urgenza per motivi vitali. Ma anche tutta una serie di attività diurne per pazienti psichiatrici, o per pazienti con Alzheimer o con demenza senile. E poi una casa di riposo ed una serie di terapie particolari come l’Ozonoterapia, il Centro per le Apnee, la Polisonnografia, la Terapia Oncologica Integrata. Pensiamo anche ad appartamenti medicalizzati per disabili indipendenti o per coppie di anziani, con l’infermiere presente H24. E vorremmo dare anche una casa in maniera gratuita, alle varie associazioni per disabilità, alle varie strutture di salute diurna che necessitano di sostegno, come anche una serie di letti per malati oncologici che il Comune di Anzio chiede da vario tempo. Ed infine un Centro per gastroscopie e colonscopie, un asilo dai 6 mesi ai 5 anni per i dipendenti sanitari (non solo nostri ma anche della ASL), una serie di ambulanze per rianimazione da integrare nel sistema locale come anche le ambulanze del mare. Come vedete sono tutte cose che darebbero supporto allo Stato ma soprattutto andrebbero in aiuto alla popolazione che ha il diritto sacrosanto di riuscire a vivere la propria salute e la propria vita nella propria zona e non essere obbligata a muoversi sempre per andare chilometri e chilometri lontano da casa.  Speriamo di riuscirci. Quando succederà, se succederà, sarete i primi a saperlo”. 

Allarghiamo l’analisi alla sanità nazionale. L’attuale Governo ha raccolto le macerie lasciate da chi l’ha preceduto. Liste d‘attesa, carenze degli organici, contratti non rinnovati: su cosa bisogna agire per rilanciare il SSN e restituire agli italiani il diritto alle cure e all’assistenza?


“Penso a due cose: in ambito sanitario conosco molti sistemi della salute nel mondo e il primo punto da far notare è che in Italia, i medici e gli infermieri come tutti gli addetti alla salute lavorano molto ma anche in cattive condizioni, senza il giusto riconoscimento dello Stato. Questo è il primo punto da risolvere. I medici ospedalieri devono lavorare principalmente nei nosocomi e la struttura deve garantire loro al 100% le giuste condizioni per operare. E tutto questo va esteso agli infermieri e agli operatori sanitari. Tutti devono essere ben pagati, come la loro professionalità merita. Quando dico ben pagati intendo la stessa remunerazione che possono avere andando a fare il secondo o triplo lavoro, chi in clinica andando ad operare o a visitare, chi degli infermieri andando a lavorare nelle cliniche private o a casa dei pazienti. Bisogna garantire loro una reale sicurezza economica. In questa maniera tutti saranno contenti di lavorare in una struttura che li supporta e che guadagna al tempo stesso.  Ricordiamoci quando medici, infermieri e sanitari tutti hanno lavorato dando il massimo della propria professionalità ed umanità nel periodo della pandemia. Lo Stato in quel momento li ha ringraziati promettendo, promettendo, promettendo. E poi? Dobbiamo avere una nuova pandemia per far capire alle Istituzioni il bisogno di garantire adeguate remunerazioni e adeguata dignità agli operatori sanitari? Incentivandoli si abbasserebbero notevolmente le liste d’attesa, gli ospedali ne guadagnerebbero assestando i propri bilanci invece di inviare i pazienti nelle cliniche private. La strada da seguire per combattere le carenze degli organici è questa e la gente sarebbe ben curata”.

Un altro tema particolarmente caldo è quello delle aggressioni verso il personale sanitario. Quali, per lei i motivi, e quali le iniziative da prendere per proteggerli sul luogo di lavoro?

“Non è facile rispondere a questa domanda. Bene ha fatto il Ministro Schillaci a porre dei limiti legislativi penali che penso stiano avendo il loro effetto. Ma questa non si è rivelata la soluzione risolutiva. Negli anni in cui ero studente si sentivano pochissimi di questi fatti e bastava l’intervento del personale per riportare la situazione alla calma. Oggi, con la cultura dei social, con una mancanza del senso del rispetto per l’altro, dobbiamo, purtroppo, prendere coscienza che si vivono delle situazioni ben oltre il limite del vivere civile. Penso che nelle scuole sia essenziale insegnare il rispetto soprattutto per i sanitari che lavorano per il bene del paziente. Bisognerebbe anche fare una campagna di informazione, comune per comune, per insufflare nella mente di tutti, che gli operatori sanitari sono lì per il bene della gente, per il nostro bene”.