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Il Papa ai giornalisti: “Disarmiamo anche le parole”. Telefonata con Zelensky: “L’ho invitato in Ucraina”

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“Solo i popoli informati posso fare scelte libere, dobbiamo respingere il paradigma della guerra”

ROMA – Via dalla “Torre di Babele”, “confusione di linguaggi senza amore”: un percorso al quale invita Leone XIV, convinto che possa essere intrapreso solo con parole e uno stile responsabili, quelli che i giornalisti, nel loro “servizio”, sapranno scegliere con “consapevolezza” e “coraggio”.
Spunti dall’udienza concessa oggi dal papa ai rappresentanti dei media, nell’Aula Paolo VI.

“Oggi”, ha detto il pontefice, “una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla ‘torre di Babele’ in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi”. Il papa ha continuato: “Perciò, il vostro servizio, con le parole che usate e lo stile che adottate, è importante”.

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Secondo Leone XIV, infatti, “la comunicazione non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto”. Il pontefice è tornato quindi a toccare il tema dell’intelligenza artificiale, già associata alla stessa scelta del suo nome come 266esimo successore di Pietro, richiamo a Leone XIII, il “papa dei lavoratori”, autore dell’enciclica Rerum Novarum. “E guardando all’evoluzione tecnologica, questa missione diventa ancora più necessaria”, il monito ai reporter. “Penso, in particolare, all’intelligenza artificiale col suo potenziale immenso, che richiede, però, responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l’umanità”.

Il papa ha citato il suo predecessore, in particolare il suo ultimo messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività”.

Secondo Leone XIV, “non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce”. E allora: “Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra; una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana”.

Quello di Leone XIV è un riconoscimento del servizio e allo stesso tempo un incoraggiamento ai cronisti. “Voi siete in prima linea nel narrare i conflitti e le speranze di pace, le situazioni di ingiustizia e di povertà, e il lavoro silenzioso di tanti per un mondo migliore”, ha detto il papa. “Per questo vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace”.E mentre Papa Leone XIII conclude il suo discorso, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky scrive su sui social di aver parlato con lui, ringraziandolo per le sue parole “sulla necessità di raggiungere una pace giusta e duratura”.

Hanno parlato della sorte di migliaia di bambini ucraini rapiti dalla Russia, dice Zelensky, chiedendo al Vaticano “l’assistenza per riportarli a casa dalle loro famiglie”. “L’Ucraina vuole porre fine a questa guerra e sta facendo tutto il possibile per riuscirci. Ora ci aspettiamo passi simili dalla Russia”. Poi l’invito ad andare in Ucraina: “Una visita del genere porterebbe vera speranza a tutti i credenti e a tutto il nostro popolo”.

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