Home ROMA,RIETI,FROSINONE,LATINA,VITERBO Una morte sospetta che chiede verità

Una morte sospetta che chiede verità

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Roma, Riflettori sul caso di Gianmarco Pozzi. Conferenza stampa presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati

Il 9 agosto del 2020, il  28enne romano  Gianmarco Pozzi (Gimmy), buttafuori in una nota discoteca dell’isola di Ponza,  venne trovato senza vita in una intercapedine. Una morte misteriosa , che sin dall’inizio venne collegata a una brutta caduta, ma sulla quale era stata aperta un’indagine ipotizzando altro. Il ragazzo aveva fratture alle costole e a una spalla e una profonda lesione alle testa e per questa ragione il legale della famiglia aveva ipotizzato che potesse essere stato ucciso da un corpo contundente prima della caduta.  Per mantenere accesa l’attenzione su questo caso, che a distanza di quasi 5 anni, merita verità e giustizia, è stata organizzata  per giovedì prossimo alle 17:30, presso la  Sala Stampa della Camera dei Deputati una conferenza stampa.  Al tavolo dei lavori l’on. Stefania Ascari (deputato del Movimento cinque stelle) , gli avvocati della famiglia Pozzi Fabrizio Gallo e Marco Malara, Martina Pozzi (sorella di Giammarco) , il criminologo Michel Emi Maritato, moderatrice dell’incontro la giornalista Priscilla Rucco.  In quella tragica mattina di agosto, il corpo di Gianmarco Pozzi era stato rinvenuto in una intercapedine larga 80 centimetri, a torso nudo, piedi scalzi e con solo pantaloncini scuri. Presentava ferite in tutto il corpo, e se inizialmente ‘ipotesi era che fosse caduto da uno dei due edifici, gli accertamenti successivi hanno confermato che è stato brutalmente picchiato. I Carabinieri della Compagnia di Formia sotto il coordinamento della Procura di Cassino, avviarono le indagini, sostenendo sempre che si era trattato di un incidente: “Gianmarco, forse sotto della cocaina, correndo era caduto inavvertitamente da un’altezza di tre metri”. La famiglia di Pozzi con i suoi periti ha sempre sostenuto il contrario: “Gianmarco è caduto sì , ma vittima di un’aggressione che procurò la frattura dell’osso del collo rotto e ferite in tutto il corpo. Da questo momento sono iniziati i misteri e i depistaggi”. Non venne effettuata l’autopsia sul cadavere del 27enne, i cui traumi e ferite riscontrate furono considerate compatibili appunto con la caduta da un’altezza considerevole. Iniziò una spietata guerra di perizie. Quella della famiglia Pozzi, curata dal professor Vittorio Fineschi, parlò di omicidio e di altre stranezze: il luogo in cui cadde Gianmarco e l’abitazione presa in affitto non vennero sequestrati per compiere accertamenti più specifici così come il telefonino della vittima venne rinvenuto apparentemente integro ma di fatto era talmente danneggiato che non potette subire alcuna verifica circa il traffico effettuato e ricevuto. Nel corso di questi anni sono emerse altre prove, e testimonianze poi ritirate, che ancora non hanno dato modo di sbloccare questo stallo e portare alla risoluzione del caso, dando pace a Gianmarco e giustizia alla sua famiglia.