Un viaggio da Bergamo a Napoli che inizia a Cortona (Arezzo), in Toscana, sul treno della commedia dell’arte dipinta da Severini prima del Ritorno all’ordine (qui): Concerto di maschere, per la PRIMA VOLTA SU INTERNET, grazie alle ricerche e agli studi del critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese
L’OCCULTAMENTO DELL’IDENTITÀ
La maschera – spiega Paolo Battaglia La Terra Borgese – serve all’occultamento dell’identità di chi la indossa. Serve a impedire che la follia, cioè l’alienazione, possa dagli altri essere associata alla nostra persona. L’alienazione si realizza quando i cittadini, legandosi in contratto sociale per garantirsi una certa forma di serenità e incolumità, mortificano tutti i loro diritti a favore di un’entità terza e superiore che è l’apparato direttivo, cioè l’amministrazione, attraverso un governo politico e legislativo, della volontà maggioritaria e dell’interesse generale, tenuto conto del sentire culturale e religioso; per normare così anche la pericolosa libertà.
LA MOLTIPLICAZIONE DELLE MASCHERE
Abbandonato lo stato di natura, e poi associati, noi siamo dunque divenuti amici, colleghi, e spesso cattivi compari – rileva il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese -, ma anche clienti, venditori e così via: tutte maschere per caratterizzare i ruoli e le mansioni, con le nostre idee e con determinati interessi da far prevalere su altri ideologicamente schierati, o economicamente o per autorevolezza o funzione.
IN REALTÀ NON MASCHERIAMO NULLA
In realtà non mascheriamo nulla – sostiene Battaglia La Terra Borgese -, semplicemente obbediamo al dovere morale e normato, comunemente accettato per ogni occasione, nel rispetto dell’altro, e questo implica un miglioramento della nostra riflessione etica, giacché ci alieniamo da noi stessi. La società trasforma in folle l’individuo che ha mancanza di adattamento al dovere morale e normato. Tuttavia qualsiasi nozione di follia è legittimata da un preciso periodo storico, dal sapere del momento, e dalla cultura corrente, e, lo abbiamo visto, dalle convenzioni sociali o consuetudinarie, quindi è avverabile valutare folle qualcosa o qualcuno che prima era “normale”, e viceversa. Freud definisce la follia come una sovrapposizione della parte istintuale su quella razionale, che Paolo Battaglia La Terra Borgese traduce in bisogno primordiale di stato di natura.
L’ARTE INTERPRETA DA SEMPRE LA FOLLIA IN MODI DISSIMILI, DA ALLEGORIA DI SAGGEZZA CELATA A SEGNO DI INOSSERVANZA, DICE IL NOTO CRITICO D’ARTE
Di fatto la follia è metafora dell’esistenza e nell’arte il folle è per di più da interpretarsi come rappresentazione di chi sfida la normalità, offrendo spunti di riflessione sulle incoerenze umane.
ARLECCHINO E PULCINELLA, MASCHERE E SIMBOLI SATIRICI E DELLA MORALE: NEL DIPINTO DEL “CONCERTO DI MASCHERE” DI GINO SEVERINI SI CELEBRA PITTORICAMENTE LA COMMEDIA DELL’ARTE
Senza le improvvisazioni, tipiche della Commedia dell’arte a braccio, ecco la maschera bergamasca di Arlecchino e quella napoletana di Pulcinella a rappresentare le vicende umane e sociali nel dipinto Concerto di maschere di Gino Severini.
GINO SEVERINI (CORTONA, 1883 – PARIGI, 1966) E IL SUO CONCERTO DI MASCHERE
Per la prima volta su internet, per concessione del critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, pubblichiamo la foto di quest’opera di proprietà privata.
Chi ha portato a Parigi i Futuristi – spiega Paolo Battaglia La Terra Borgese – e li ha messi in contatto col Cubismo è stato Gino Severini, a sua volta aderente al movimento futurista italiano. Severini, già a Parigi da alcuni anni, amico di Picasso, Braque, Apollinaire, ben poteva fare quest’opera d’intermediario, con vantaggio dei Futuristi che ebbero modo così di confrontare i propri risultati pittorici con quelli, più avanzati, dei francesi. Alla loro prima mostra alla Galleria Bernheim-Jeune, Severini espose la sua Danra del Pan-Pan al Monico, opera futurista. Ma nello stesso tempo, pur partecipando all’attività del movimento italiano, Severini si allineava con i Cubisti, ne studiava cioè il procedimento analitico, ne realizzava le scomposizioni, seguiva le ricerche di La Fresnaye, di Gris, di Léger.
Il Concerto di maschere che pubblichiamo grazie al critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, del 1918, è appunto un’opera cubista. Le figure di Arlecchino e di Pulcinella sono leggibili attraverso le scomposizioni (il Critico ci ricorda che il cubismo volle dissociare gli oggetti nei loro elementi geometrici, per proiettarli sullo spazio a due dimensioni del quadro, senza ricorrere alla prospettiva e al modellato per creare la terzadimensione).
Ma rispetto al Cubismo classico di Braque e Picasso, in questa opera di Severini – precisa Battaglia La Terra Borgese – c’è una novità: è il colore. Mentre i Cubisti si servivano all’inizio di pochi toni spenti, Severini introduce la varietà e la freschezza del colore, che ha ereditato dalla tradizione italiana e dallo studio di Seurat.
Da questo momento il tema dell’Arlecchino e delle maschere diventa sempre più frequente nelle sue opere, anche quando Severini dal Cubismo si evolve verso il Classicismo. Nel 1922 – ci informa Battaglia La Terra Borgese – Severini svolse il tema delle maschere della commedia dell’arte italiana per una serie di affreschi nel castello di Montegufoni (Firenze). Da allora preferì l’affresco alla pittura da cavalletto.
“La follia è libertà” ha scritto Paolo Battaglia La Terra Borgese