
Con la favola del “paghi a rate senza interessi” si specula su chi paga subito? Nella gabbia dei leoni stato e società non combaciano, avverte il Critico: morire nel sistema.
Ridotti nella gabbia dei leoni: pagare all’istante e dover pagare interessi come nel rateale. Questo siamo. Ed è tutt’altro che un paradosso afferma il noto critico d’arte e comunicatore Paolo Battaglia La Terra Borgese
Riconoscere la gabbia dei leoni (non quella per i leoni) è molto semplice. È sufficiente entrare in un negozio, per esempio di elettrodomestici, dove comunemente è possibile comprare qualcosa a rate senza interessi. Ovvio per me – puntualizza Paolo Battaglia La Terra Borgese – dedurre che gli interessi sono preventivamente caricati sul prezzo di quel qualcosa esposto, per poi, in qualche modo, lecito intendiamoci, dopo l’acquisto, essere, questi interessi, girati alla finanziaria di turno; senza che chi, di dovere, intervenga su tale tipo di propaganda mistificatoria dei valori umani, della legge morale. Senza il muto legislatore badare al fatto che se c’è chi paga a rate senza interessi (mero spaccio di idee stupefacenti), si presenta spontaneamente e facilmente al pensiero o all’immaginazione del consumatore che tali interessi siano caricati già sul prezzo, e che, di conseguenza, chi paga in contanti PAGA IN CONTANTE CON GLI INTERESSI. Questo è. Mediante artifici verbali intellettocidari e nonostante sia passata l’epoca dei fachiri.
Questa esposizione rappresenta solo una, tra le migliaia, delle cose per mezzo delle quali si tiene incancrenita ogni struttura socializzante. E ciò suscita l’inquietudine, un’inquietudine che non deve placarsi – puntualizza Battaglia La Terra Borgese -, quella inquietudine che si coglie dal lamentio di condanna della società da parte di tantissimi italiani e oltre, oramai ridotti come strumenti di stimolo a un egoismo individuale esasperato, che è l’antitesi della socialità e della comunità; che sempre più riempie, di umani, e improvvisati materassi, i portici di ogni dove; che sempre più fa perdere di vista la realtà.
Occorre dunque svegliarsi, e onorare l’obbligo di ridare gioia, forza e vigore, alla vita democratica, e rendere la gente partecipe e non spettatrice di quanto fanno i soli padroni attuali: quei taluni Bankers che impartiscono ordini a partiti, sindacati e monopoli economici, e che di questi si nutre.
Bastevole sia pensare a come le fornitrici di energia non siano obbligate dal legislatore a tariffe chiare: tot a metro cubo, tot a kW ora, per esempio; com’è accaduto per la telefonia: ILIAD docet.
Difatti, le istituzioni non sanno più suscitare ideali validi, e, probabilmente, schiave come sono della finanza, e come sembra pure delle lobby delle multinazionali, non ne nutrono neanche l’interesse.
E il giovane sa già che studierà in un certo tipo di scuola, magari privata, magari telematica, secondo la posizione economica della famiglia, e secondo i titoli lì acquisiti a pagamento e le sue incapacità entrerà incompetente in un lavoro, magari entrerà raccomandato, magari in forza a leggi di comodo, a danno della società e dei più bravi e capaci, avrà delle malattie spesso e verosimilmente curabili da inutili intrugli, si sposerà o si unirà, e morirà senza sapere il perché, nel sistema della gabbia dei leoni, dentro una democrazia che ancora è da inventare: la democrazia partecipativa che non c’è.
E il discorso a questo punto si fa serrato: porta inevitabilmente al problema di una società nuova diversa dalla presente, comporta non solo una rivoluzione delle strutture, ma anche dell’uomo.
«Cerchiamo di sensibilizzare la gente per formare un uomo nuovo – mi spiega il mio amico, massone autentico, Giuseppe Bellantonio – diverso da quello di oggi, facendo perdere all’uomo d’oggi la mentalità borghese insita persino in talune c.d. COMUNIONI INIZIATICHE di cui alle cronache nazionali di questi giorni». «Spianeremo la strada alla nascita di una società nuova, alla ri-nascita della Massoneria originaria». Non ha dubbi in proposito il mio amico: «Il cambiamento dell’uomo porterà poi al cambiamento dei rapporti sociali e questi nuovi cambiamenti sociali faranno nascere le nuove strutture».
Occorre insomma andare incontro agli altri nell’amore, dice onestamente il mio rispettabile amico. Ma la verità, la realtà, è che ci sono ancora gli schiavi nella radiografia della crisi democratica – urla Battaglia La Terra Borgese -: i portapizze, i lavoratori in nero, i precari, i tantissimi lavoratori di fatto dipendenti in svariati settori ma contrattualizzati a partita iva. E c’è di più: schiavo è anche chi è costretto a vendere verdure per strada nell’illegalità, schiavo è chi non ha appoggi politici, da quella politica arrogante che tutti conosciamo, quella politica a cui qualcuno, più grande di lei, lascia lo spazio per imbrogliare onestamente a dispetto di ogni legge morale.
Infine, do un giudizio negativo sulla capacità dei partiti attuali di superare da soli la sclerosi che li ha intaccati, e che ha finito per non renderli più detentori di un potere politico reale; il potere politico in qualche modo sfugge dalle loro mani. Cito a questo riguardo l’esperienza del centro sinistra, che ha rappresentato un fatto storico nel nostro Paese, ma che è stata privata sostanzialmente della sua capacità innovatrice proprio per la mancanza di collegamento con la base popolare.
Si congeda così Paolo Battaglia La Terra Borgese.