Tra gli asteroidi già noti è improbabile che qualcuno ci colpisca, ma il cielo va mappato perchè potrebbero esserci insidie ancora ignote
ROMA – Occhi puntati sugli asteroidi. Quelli che conosciamo già e quelli di cui non sappiamo nulla. Alcuni potrebbero essere pericolosi perché intersecano l’orbita del nostro pianeta. E a farlo non ci sono solo loro. Intorno alla Terra sfrecciano non solo migliaia di asteroidi, ma anche comete e sonde, per non parlare dei rifiuti spaziali, cioè schegge e detriti, strumenti spaziali in disuso nella cui orbita non abbiamo controllo. Vengono definiti Neo, Near Earth Object. Sono tutti quegli oggetti che vengono tenuti sotto controllo perché potrebbero rappresentare un pericolo, se cadessero sulla Terra. L’interesse nei loro confronti è stato via via crescente, specie da quando si è acquisita consapevolezza sul ruolo determinante che grossi impatti in epoche remote hanno avuto sulla storia del nostro pianeta. Ma chi è che guarda il cielo per scrutare i pericoli che nasconde? In verità sono diversi i sistemi di difesa planetaria in atto. E quello che ci dicono è che, tra gli oggetti noti, è praticamente impossibile che la Terra sia colpita in un futuro prossimo. Il vero rischio arriva da tutti quegli oggetti, asteroidi in primis, che ancora non conosciamo. LA DIFESA PLANETARIA È stato inaugurato qualche giorno fa, a Frascati, nella sede Esrin dell’Agenzia spaziale europea (Esa) il Neocc: è il centro di coordinamento europeo per i Neo. Si tratta di un hub in cui confluiscono dati preziosi per catalogare asteroidi e non solo. Sempre a Frascati arriveranno anche i dati osservativi quotidiani provenienti dalla rete dei telescopi Flyeye, di cui stiamo aspettando l’installazione del primo elemento. Il progetto Flyeye è nato in Italia, all’Istituto nazionale di astrofisica, l’Inaf, e realizzato grazie all’industria aerospaziale italiana. “Avrà un campo di vista di 45 gradi quadrati: è cioè in grado di vedere un pezzo di cielo grande come se si mettessero 180 lune una vicina all’altra”, ci aveva spiegato Ettore Perozzi dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).
Antonella Salini fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it»
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