Roma. “Individuare tempestivamente i casi di malattia renale tra i lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale e sviluppare una rete di centri di screening, partendo dalle esperienze territoriali”. È l’obiettivo del progetto nazionale di screening promosso dalla Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane (Fism) ‘L’importanza dello screening e della gestione dei dati sanitari per la prevenzione delle nefropatie nei lavoratori delle Aziende Sanitarie’, in collaborazione con Fiaso, Fnomceo, Fismelab, Siml, Sin, SipMeL e Sibioc, il supporto di Bistoncini Partners e con il contributo non condizionante di AstraZeneca, Bayer, Boehringer Ingelheim e Novartis. Il progetto è stato presentato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, promossa dall’onorevole Enzo Amich, componente della IX Commissione.
Il progetto prende spunto dal progetto pilota avviato nel periodo 2021-2024 presso il Policlinico di Bari, che ha coinvolto oltre 12.000 operatori e dal quale è emerso che “il 6,7 % dei soggetti esaminati presentava segni iniziali di CKD”. Questo risultato, secondo gli esperti, evidenzia l’efficacia di un protocollo semplice e standardizzato (eGFR e Acr) applicato direttamente nei luoghi di lavoro.
“Con questo progetto abbiamo dimostrato che è possibile intercettare la malattia renale in fase precoce, proteggendo i lavoratori e rafforzando il sistema- ha commentato il professor Loreto Gesualdo, presidente della Fism (Federazione Società Medico-Scientifiche Italiane)- Il positivo riscontro del progetto pilota spinge oggi la Fism con le sue Federate a proporre l’estensione dell’iniziativa a livello nazionale, con l’obiettivo di coinvolgere un numero crescente di aziende sanitarie e porre le basi per una rete organica di prevenzione”.
Secondo il professor Luigi Vimercati, consigliere Siml (Società Italiana Medicina del Lavoro), è “fondamentale il ruolo svolto dalla Medicina del Lavoro nelle visite di sorveglianza sanitaria per l’identificazione anche di esposizioni lavorative potenzialmente nefrotossiche (come turni notturni, stress cronico, disidratazione o contatto con agenti chimici) che possono contribuire allo sviluppo di Ckd. In tal senso, lo screening occupazionale non solo risponde agli obblighi normativi di tutela, ma si propone come strumento di sanità pubblica in grado di promuovere consapevolezza, prevenzione attiva e protezione della capacità lavorativa nel lungo periodo”.
Il progetto è anche un banco di prova per la gestione etica e trasparente dei dati sanitari, uno dei temi centrali affrontati durante l’evento. “La protezione dei dati non è un vincolo da aggirare, ma un valore collettivo da coltivare- ha evidenziato l’onorevole Amich- Prevenzione e fiducia viaggiano insieme: la trasparenza nella gestione dei dati è la chiave per una sanità moderna ed efficace”. Sul legame tra salute e qualità del lavoro è intervenuto anche l’onorevole Silvio Giovine, componente XI Commissione, ricordando che “la salute è parte integrante della qualità del lavoro. Portare la prevenzione nei luoghi di impiego significa rafforzare la dignità e la sicurezza dei lavoratori”. Un approccio condiviso anche dall’onorevole Chiara Gribaudo, che ha La prevenzione nei luoghi di lavoro è una responsabilità collettiva che richiede attenzione costante e strumenti adeguati. Promuovere la salute durante l’attività lavorativa significa riconoscere la dignità del lavoro e investire nel benessere delle persone”.